JEDI E SAMURAI - I LEGAMI TRA GEORGE LUCAS E IL GIAPPONE
Ciao a tutti! In grande attesa del nuovo lungometraggio oggi si parla di Guerre Stellari...ma non come l'avete sempre immaginata bensì in chiave Orientale!
Ebbene si: il mio amico Alessandro Montosi, nonchè amico di blog e scrittore di diversi libri sui manga giapponesi tra i quali Mazinga (editrice La Feltrinelli), mi ha permesso di inserire nel mio spazio - che è un incrocio tra Oriente e Occidente - questa sua "versione" del famoso film di George Lucas.
Questo articolo lo trovate anche nel suo blog : http://alemontosi.blogspot.it/
Ringraziando Alessandro vi auguro una Buona lettura! :)
Jedi e Samurai - I legami tra George Lucas e il Giappone
Nel 1977 esce, nei cinema di tutto il mondo, Guerre Stellari (Star Wars, ora meglio noto come Episodio IV - Una nuova speranza) di George Lucas, destinato a divenire il capostipite di una grande saga fantascientifica, tuttora in prosecuzione e attiva su più fronti mediali.
Locandina italiana di "Guerre Stellari" |
Ne è testimonianza emblematica la continua produzione di videogiochi, serie animate, romanzi e ogni altro genere di prodotto derivativo che contribuisce a espandere l’universo narrativo creato dal cineasta -, ad avere un enorme successo in tutto il mondo e ad influenzare fortemente il cinema fantascientifico (ma anche il cinema americano tout court, basti pensare alla sempre più massiccia presenza, negli anni successivi, di pellicole sempre più costose in cui si ricorre ai progressi fatti nel campo degli effetti speciali, sonori e visivi dall’Industrial Light & Magic, azienda fondata proprio da Lucas) e anche la produzione animata e fumettistica internazionale, in particolare in Giappone, dove la pellicola di Lucas viene accolta con grande entusiasmo ed esercita un’influenza immediata sull'animazione nipponica, creando così un reciproco scambio culturale tra USA e Giappone, poiché in precedenza Lucas aveva ampiamente attinto anche a opere e cultura del paese del Sol Levante per creare Guerre Stellari.poiché in precedenza Lucas aveva ampiamente attinto anche a opere e cultura del paese del Sol Levante per creare Guerre Stellari.
Il design del robot di "Metropolis" ispirò quello del droide D-3BO (C-3PO) |
Per l’ideazione della sua saga
cinematografica, infatti, Lucas si è basato su molteplici fonti, mescolando
cultura fumettistica - Flash Gordon, Buck Rogers -, fiabesca - la principessa da
salvare in Guerre Stellari -,
cinematografica - i vecchi serial americani degli anni ’30 con
protagonisti i
già citati Flash Gordon e Buck Rogers, il cinema western, l'horror
britannico per la presenza degli attori Peter Cushing e David Prowse, il
design del robot di Metropolis (1927) di Fritz Lang -, letteraria - il
romanzo La Guerra
dei Mondi di H. G. Wells per la creazione dei “Quatropodi Imperiali”, presenti
nella parte iniziale de L’Impero colpisce
ancora, sequel del 1980 del primo film di Lucas -, psicologica - conflitto edipico
tra padre e figlio -, e religiosa - la
Forza dei cavalieri Jedi -.
Locandina giapponese del film "La fortezza nascosta" |
Come scritto sopra, non
mancano nemmeno numerosi riferimenti alla cultura nipponica. Nel corso di Guerre Stellari, infatti, è
riscontrabile un’evidente influenza del film La fortezza nascosta (1958) di Akira Kurosawa, ad esempio nella
sequenza del “dialogo” tra i due droidi (C1-P8 e D-3BO, chiamati R2-D2 e C3-PO nell’edizione
originale) che camminano soli sul pianeta desertico Tatooine, bisticciando e
finendo col separarsi, per poi tornare a ricongiungersi dopo una serie di
eventi e rinsaldare la loro amicizia.
Una sequenza analoga è
infatti presente all’inizio
del film di Kurosawa, dove due ladruncoli camminano in una valle
desolata per poi litigare e dividersi, ma riunendosi successivamente,
tornando
ad essere amici. Altre analogie tra il film di Lucas e quello di
Kurosawa sono
presenti nella sequenza del primo incontro con Obi-Wan Kenobi (in apparenza un
vecchio eremita, mentre in realtà è un anziano e valoroso cavaliere Jedi), che
ricorda (per ambientazione e tecnica narrativa) l’incontro dei due ladri col
guerriero misterioso interpretato da Toshiro Mifune (anche in questo caso il
personaggio di Mifune sembra essere solo un burbero montanaro, ma in realtà è
un coraggioso samurai che deve proteggere una principessa da un malvagio
esercito).
Per il corretto comportamento che
i cavalieri Jedi devono mantenere e rispettare nel vivere e nel combattere per
proteggere l’umanità (pena il cedimento al Lato Oscuro della Forza), Lucas ha
confessato di essersi ispirato al rigoroso codice d’onore dei samurai, in
particolare alla caratterizzazione che ne dà il film I sette samurai (1954) di Kurosawa, film che impressionò molto il regista statunitense, come si evince dalle sue seguenti parole: "La prima volta che ho visto I sette samurai
sono stato sbalordito dalla straordinaria energia che si sprigionava
dallo schermo, fu per me uno shock culturale indimenticabile" (cfr. Aldo Tassone, Akira Kurosawa, Il Castoro, 2004, p. 77).
In quel film di Kurosawa (divenuto oggetto di un remake animato, con la serie Samurai 7 del 2004), si racconta la storia di alcuni samurai che accettano il
rischioso compito di proteggere un villaggio di poveri contadini da dei feroci
briganti. Anche se i contadini, a parte la gratitudine, non hanno molto da
offrire in pagamento, i samurai decidono lo stesso di compiere questa onorevole
missione, consapevoli della sofferenza provata dai contadini.
Per la creazione
del termine “Jedi” (pronunciato “giedai” in inglese), inoltre, Lucas si ispira
alla parola giapponese “jidai-geki” che solitamente è utilizzata per indicare i
film in costume coi samurai, come le già citate due opere di Kurosawa. Un
ulteriore riferimento alla cultura nipponica è rappresentato dal volto di Dart
Fener (Darth Vader in originale), ispirato agli elmi degli antichi samurai, che
a volte ricoprivano l'intero volto di chi li indossava. Il termine nipponico
che indica gli elmi dei samurai è “kabuto”, che venne utilizzato da Go Nagai per il cognome del protagonista di Mazinga Z (Koji Kabuto), per sottolineare come esso rappresentasse
la mente del robot gigante che deve pilotare.
Dalla sigla di testa di "Daitarn 3" |
Data la presenza di questi ed
altri riferimenti alla cultura nipponica, è dunque più facile comprendere come
la saga di Lucas sia stata accolta con entusiasmo in Giappone, divenendo fin da
subito oggetto di citazione in numerosi anime. Alcuni degli esempi più
eclatanti di queste citazioni sono riscontrabili nella serie tv robotica Daitarn 3 (trasmessa in Giappone dal 03/06/1978 al 31/03/1979), dove fin
nella sigla di testa viene brevemente mostrato un duello tra due personaggi, il
protagonista Haran Banjo e una sua nemica meganoide, entrambi armati con una
spada laser, cioè la tradizionale arma dei cavalieri Jedi.
Nel corso di Daitarn 3 divengono poi ancora più
espliciti i riferimenti al film di Lucas, basti pensare che nell’ep. 22 dell’anime,
c’è un personaggio intenzionato a realizzare un remake di Guerre Stellari (vedasi il nuovo e più corretto doppiaggio italiano
presente nei dvd della serie editi da Dynit, poiché nella prima edizione
italiana di Daitarn, il film di Lucas
venne ribattezzato “la guerra degli spazi”)!
Dall'ep. 22 di "Daitarn 3" |
Nell’ep. 32, invece, un comandante
meganoide cerca di distruggere la villa in cui vive Banjo, servendosi di un
satellite artificiale (dalla forma di un piccolo pianeta), collocato nello
spazio e dotato di un devastante cannone energetico. Il fatto che il nome
originale nipponico del satellite del meganoide sia “Death Star” (cioè il nome
originale inglese della “Morte Nera” presente in Guerre Stellari), rende davvero palese quale sia stata la fonte di
ispirazione dello staff di Daitarn 3.
Gundam |
Tra i tanti anime in cui è avvertibile l’influenza della saga di Lucas,
segnaliamo Gundam - una delle armi
principali del robot protagonista è una sorta di spada laser - , Trider G7 - dove il malvagio Lord Zakuron
combatte armato di una gigantesca spada laser rossa - e soprattutto il film cult
d’animazione Addio Galaxy Express 999 –
Capolinea Andromeda (1981) di Rin Taro, in cui il protagonista Tetsuro
(“Masai” nell’edizione italiana della rispettiva serie tv) deve scontrarsi con
un misterioso e oscuro cavaliere robotico chiamato Faust, il cui volto è
parzialmente coperto da una sorta di elmo. Come accade a Luke Skywalker nel duello
con Dart Fener nel finale de L’Impero
colpisce ancora, anche Tetsuro non è consapevole di chi si nasconda
realmente dietro l’elmo del suo avversario…
Anche a distanza di molti anni, la saga di Lucas continua ad affascinare, influenzare ed entusiasmare gli artisti nipponici, basti pensare che alla fine degli anni ’90 vennero realizzati degli adattamenti manga dei tre film della trilogia classica, insieme alla versione a fumetti del film Star Wars Episodio I – La Minaccia Fantasma (’99), curata da Kia Asamiya (autore dei manga Silent Möbius e Dark Angel).
Quel
che qui ci preme sottolineare con la descrizione della reciproca
influenza tra opere nipponiche e americane, è quanto siano
affascinanti e potenzialmente molto fruttiferi i contatti e i
reciproci scambi culturali tra due paesi apparentemente lontanissimi
come gli USA e il Giappone, ma dove, in realtà, gli artisti possono
accogliere con interesse, passione e curiosità opere prodotte in
altri paesi o addirittura in altri continenti, arricchendo così il
proprio bagaglio culturale e creando dei punti di contatto tra le
loro culture e le loro nazioni, utili a favorire quell’integrazione
culturale
e quel dialogo tra popoli di origini diverse che oggigiorno fin
troppo spesso mancano a causa della paura, della diffidenza e
dell’intolleranza verso tutto ciò che proviene da paesi diversi da
quello in cui si vive.
Grazie a te! ;)
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